Questa mattina una classe quinta di un liceo varesino ha indirizzato al sindaco Davide Galimberti e al presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana una lettera sulla chiusura delle scuole superiori e la ripresa della didattica a distanza. «Capisco il vostro disappunto, condivido le osservazioni che fate e prometto – la risposta di Galimberti – che riporterò il tutto al presidente Fontana anche nel corso delle prossime riunioni che avremo assieme». Ecco i due testi integrali.
La lettera degli studenti
Egregio Presidente Fontana,
e per conoscenza egregio Sindaco Galimberti
siamo la classe 5^ del Liceo *** di Varese.
Avendo appreso i nuovi provvedimenti riguardanti la decisione della chiusura delle scuole superiori che partiranno da lunedì 26 ottobre, ci sentiamo di esprimerLe il nostro disappunto in merito.
A nostro avviso, visti i dati sul contagio (fonti Corriere della Sera ), la misura ci pare eccessiva e rischia di penalizzare una fascia di popolazione già penalizzata da marzo, cioè noi.
Pensiamo inoltre, e la nostra esperienza a scuola è così, che le scuole siano un luogo molto sicuro: certo, vanno migliorate le condizioni di treni e autobus, ma questo non crediamo debba ricadere su di noi, anche se immaginiamo che ci siano aspetti economici importanti. Molti di noi, inoltre, così come quasi tutti i nostri docenti, raggiungono la scuola con mezzi propri.
Alla luce dell’esperienza fatta in primavera, la Didattica a Distanza si dimostra un metodo frammentato e poco efficace per l’apprendimento, oltre a tenerci attaccati ad uno schermo per molte ore consecutive. Alcuni ragazzi ancora hanno problemi di connessioni ed altri non hanno a disposizione un device tutto per sé e devono condividerlo con i fratelli o i genitori. Alcuni di loro inoltre non hanno spazi adeguati per seguire con concentrazione la didattica a distanza.
L’aspetto della Didattica a distanza è negativo per la perdita delle relazioni con i compagni ed i professori ed oltretutto crea isolamento e conseguente panico legato alla situazione sanitaria generale e al fatto che sembra si stiano ripetendo le situazioni che hanno portato a marzo al lockdown.
Aggiungiamo che al termine di questo anno ci troveremo ad affrontare l’esame di maturità e non avendo basi solide o perdendo parti del programma, non ci permetterà di presentarci nel migliore dei modi.
Abbiamo da poco attivato le misure precedenti di alternanza e di entrate scaglionate e ci troviamo a dover riorganizzare di nuovo. Lo diciamo anche pensando alle nostre famiglie che, oltre a gestire smart working o, peggio, lavoro che non c’è, devono gestire figli che vanno a scuola e altri che restano in dad.
Vogliamo chiudere il nostro appello con le parole di Mario Draghi che al meeting di Rimini dell’agosto scorso ha detto: “ai giovani bisogna dare di più”, devono essere messi al centro per cercare di “far ripartire” i loro percorsi formativi. In caso contrario, si andrebbe verso una “distruzione di capitale umano di proporzioni senza precedenti dagli anni del conflitto mondiale”.
Le porgiamo i nostri più cordiali saluti,
La classe 5^ Liceo
La risposta del sindaco
Cari studenti,
leggo la vostra lettera questa mattina proprio passando nei pressi della vostra scuola. E, nel rispondervi, parto dal fondo. Quanta ragione ha Mario Draghi nel dire che a voi giovani occorre dare di più! Un concetto, quello di rimettervi al centro per far ripartire i vostri percorsi formativi, che nel mio piccolo ho provato a trasformare in azioni concrete: a Varese, per esempio, sono stati diversi gli interventi operati tra l’estate e i primi giorni di settembre per permettere a tanti studenti – nei casi direttamente gestiti dal Comune si trattava dei più piccoli, iscritti alle scuole dell’infanzia e a quelle primarie – di tornare in classe. Perché il rischio, come sottolinea sempre Draghi, è davvero quello di distruggere «capitale umano in proporzioni senza precedenti».
In vista del nuovo anno, dicevamo, sono stati fatti diversi interventi. Si poteva fare di più e meglio, con maggiore organizzazione a tutti i livelli e in tutti i campi? Probabilmente sì. Ora arriviamo a questa nuova chiusura e a una ripresa della didattica a distanza. Personalmente ritengo che abbiate ragione e, assieme ad altri sindaci, abbiamo chiesto al presidente di Regione Lombardia di rivedere questa parte della sua ordinanza. Il perché credo lo spieghino bene le parole di una lettera scritta a un giornale online da un professore milanese, che ho letto sempre questa mattina: «[…] che tipo di visione culturale del nostro paese rivela tale scelta? Che messaggio mandiamo al mondo e ai ragazzi che tanto avevano sperato di tornare in classe? […] Saremo costretti a spiegare ai ragazzi che è facile colpire loro perché, magari, non producono reddito? Perché non hanno la forza di opporsi? […] Il sistema scuola esce, paradossalmente, svilito da questo inopinato stop and go. La riapertura doveva riaffermarne il valore, forse recuperato, agli occhi della società. Il risultato è una nuova affrettata e poco progettata chiusura che fa passare la poco taciuta idea che della scuola si può disporre come e quando si desidera».
Il professore continuava poi citando le conseguenze che la didattica a distanza ha portato nei suoi alunni, compresa l’enorme fragilità provocata e alimentata nei più piccoli dall’aver già vissuto un lungo lockdown. Ecco, credo si debba tenere conto di tutto questo. Perché non si può pensare di riaprire gli stadi, non si può aver riaperto le discoteche in estate, e ora chiedere sacrifici per primi a voi. Capisco il vostro disappunto, condivido le osservazioni che fate e prometto che riporterò il tutto al presidente Fontana anche nel corso delle prossime riunioni che avremo assieme.
Una cosa, tuttavia, vi prego di tenere a mente facendo riferimento alla vostra lettera: i dati sul contagio sono davvero seri e impongono delle decisioni difficili da prendere, come nel caso del coprifuoco. Decisioni che, a me come agli altri sindaci, non può certo far piacere prendere. Vi chiedo di non sottovalutare i numeri e la diffusione del contagio, seguendo scrupolosamente le piccole attenzioni che da mesi ci ripetiamo: l’utilizzo delle mascherine, il distanziamento interpersonale, l’igienizzazione delle mani, il massimo riguardo quando, tornati a casa, andiamo a trovare i nonni e le persone anziane.
Conto di farvi avere nuove notizie il prima possibile e, nel mentre, vi ringrazio per avermi scritto.
I più cordiali saluti,
Davide Galimberti