Prende il via questo fine settimana il festival Nord in giallo. La rassegna, a Varese dal 17 al 19 maggio, quest’anno celebra anche Piero Chiara, autore iconico del nostro territorio a cui è dedicato il reading teatrale a più voci tratto dal suo romanzo più noir, Saluti notturni dal Passo della Cisa. Con una particolarità: gli oggetti di scena e gli abiti indossati da Stefano Orlandi, interprete di Piero Chiara, saranno quelli originali dell’autore, conservati nel Museo di Villa Mirabello. Lo spettacolo andrà in scena sabato 18 maggio alle ore 21 alla Sala Montanari di via Bersaglieri 1. L’ingresso sarà libero e gratuito, fino a esaurimento dei posti disponibili.
La realizzazione dello spettacolo, allestito appositamente per il festival varesino, sarà a cura di A.T.I.R. in collaborazione con A.R.C.U.S, drammaturgia e regia Stefano Orlandi con Angelo Colombo, Serena Krusa, Sergio Longo, Omar Nedjari, Stefano Orlandi, Marika Pensa, Daniele Santoro, luci e audio Robarta Faiolo.
Saluti notturni dal Passo della Cisa è il romanzo di Chiara ispirato a una fatto di cronaca che nell’estate del 1960 occupò a lungo le pagine della stampa nazionale. Un duplice omicidio: quello del professore, scrittore ed organizzatore culturale Ismaele Mario Carrera, varesino d’adozione, e della sua giovane domestica Eva Martinotti. Accusato, ma poi assolto per insufficienza di prove, suo genero. Prendendo a prestito questi fatti, Chiara ne trae un racconto dove gli interessi economici si incrociano con quelli sentimentali o, per meglio dire, carnali; e dove la ricerca della verità processuale è solo un pretesto per mettere in scena dei caratteri, quelli dei vari personaggi, ognuno con il suo punto di vista. Il finale, quasi pirandelliano, ci invita a scegliere ognuno la propria “verità”, quella più comoda. Come su un palcoscenico di provincia, che vede in scena sette attori che incarnano i personaggi principali, il reading è un racconto a più voci di una storia che, se non ci fosse di mezzo un duplice omicidio, ha tutti i tratti della Commedia all’italiana, dove anche la canzoni e le atmosfere musicali ci riportano negli anni ’60 in quell’italietta dove le vicende scabrose si leggevano sui rotocalchi con la stessa morbosità con cui si guarda dal buco di una serratura.