Giovedì 20 giugno 2024 alle ore 18 la Biblioteca civica di Varese, in via Sacco 9, ospita Andrea Cannata che presenta il suo volume Centomila cavalli per Milano. Storia idroelettrica dei bacini del Toce e del Devero da Ettore Conti alla nazionalizzazione (Bellavite ed., 2023).
Il libro racconta in maniera organica lo sviluppo idroelettrico delle Valli Devero, Formazza e Antigorio, da fine ‘800 al 1962: un arco temporale nel quale si sovrappongono le vite di due personaggi rilevanti dell’industria italiana, Ettore Conti e Giacinto Motta, in un lasso di tempo che attraversa due Guerre Mondiali, gli anni del Fascismo e quelli del Dopoguerra e che corre in parallelo all’evoluzione dell’elettrotecnica. Una storia che ha visto il contributo dei grandi nomi dell’ingegneria italiana, Villoresi, Ganassini, Marcello e delle più grandi industrie elettromeccaniche e di costruzioni del secolo passato. Il lascito di quegli anni non è solo tecnico, con impianti, dighe, canali, centrali, ma è un’intima traccia sul territorio di architetture idroelettriche strabilianti; risultato non casuale, ma frutto di una precisa volontà di Ettore Conti, che incaricò il geniale architetto Piero Portaluppi di disegnare le proprie centrali.
Le quasi 500 immagini in gran parte inedite, raccolte nelle 348 pagine del volume raccontano la metamorfosi del territorio, delle tecniche di lavoro, delle persone, del loro aspetto e della loro condizione.
Andrea Cannata si è laureato in Ingegneria Meccanica ed Ingegneria Energetica al Politecnico di Milano ed è entrato in Enel Produzione nel 2009. Dopo essere stato Capo Centrale a Verampio e Pallanzeno, ricopre oggi il ruolo di Responsabile della manutenzione per gli impianti idroelettrici di Enel Green Power del Piemonte. Grande esperto del patrimonio storico, tecnico e architettonico del sistema idroelettrico della Val d’Ossola, ha curato tra il 2016 e il 2017 la mostra Uomini Macchine e Dighe allestita a Crodo, Formazza e Milano; ha pubblicato nel 2019 il volume Sabbione. Storia di una diga e degli uomini che l’hanno costruita.