Un nuovo orizzonte per i Servizi sociali. È stato presentato ieri sera in Commissione consiliare il nuovo Piano di zona per l’ambito distrettuale di Varese, un insieme di dodici Comuni che vedono Palazzo Estense come capofila. La progettazione, relativa al triennio 2018/2020, segue quella analoga di tre anni fa e punta a costruire risposte innovative ai bisogni sociali che stanno emergendo nei territori del Varesotto, sperimentando nuove partnership e azioni.
“Quello che abbiamo realizzato – le parole dell’assessore ai Servizi sociali Roberto Molinari – è un progetto complesso, che unisce tante realtà e necessità. L’obiettivo è quello di unire le forze per migliorare i nostri servizi, avvicinandoci sempre più alle esigenze delle persone, valutando i loro bisogni e cercando di offrire aiuti specifici. La logica che muove i vari attori territoriale è quella della cooperazione integrata e della sussidiarietà”.
Il documento, oltre a quella dell’amministrazione varesina, vede le firme dei sindaci di Barasso, Bodio Lomnago, Brinzio, Casciago, Cazzago Brabbia, Comerio, Galliate Lombardo, Inarzo, Lozza, Luvinate e Malnate. Tanti i temi affrontati: si va dalla tutela dei minori a quelle delle disabilità, dai servizi assistenziali al “dopo di noi”. Sfide e problematicità a cui si è cercato di rispondere da un lato partendo dalle indicazioni ricevute da Regione Lombardia, dall’altro recependo quelle che sono arrivate dal territorio e dal terzo settore.
Se con lo scorso piano le finalità principali erano tre (ricomposizione delle conoscenze per una programmazione integrata; ricomposizione dei servizi per rendere omogenea l’offerta e i costi d’accesso; integrazione delle risorse per evitare sprechi e sovrapposizioni), quest’anno i firmatari auspicano un passo ulteriore: programmare e farsi promotori di nuove azioni di welfare capaci di integrare anche le diverse aree di policy, dalla casa alla formazione e alla scuola, dal lavoro alla sanità.
“Lavorare nell’ottica dell’innovazione sociale – ha concluso Molinari – vuol dire garantire una stretta interrelazione tra attori pubblici, attori privati e cittadini. I primi hanno il compito di programmare, definire e attivare obiettivi strategici di lungo periodo, proporre interventi flessibili, coordinare la rete nei suoi diversi aspetti, valutare la qualità dei servizi e degli interventi. I secondi, invece, devono sperimentare nuovi modelli di intervento, stringere partnership con gli enti pubblici e gli altri soggetti privati, monitorare i bisogni territoriali e mobilitare nuove risorse. Da ultimo, ma non certo per importanza, resta il cittadino, che da fruitore e consumatore di servizi diviene soggetto attivo della rete, con l’obiettivo di contribuire a un welfare generativo e corresponsabile. Se oggi siamo arrivati a presentare questo Piano lo dobbiamo al lavoro di tante persone, per le quali vorrei spendere una parola di ringraziamento. Non parlo solo dei miei collaboratori, ma di tutti coloro che, negli altri Comuni, hanno partecipato alla costruzione tecnica del documento. Quasi un anno di lavoro che ha visto impegnati gli uffici per molte ore, per arrivare al meglio a quello che non vogliamo sia un documento burocratico, ma, viceversa, un concreto passo in avanti per tutte le nostre comunità”.