La Sala Veratti di Varese ospita dal 31 marzo al 21 aprile 2023 la mostra collettiva Leftovers. Ciò che resta, promossa dall’associazione WG Art col Patrocinio del Comune di Varese con le opere di cinque giovani artisti emergenti. Vernissage venerdì 31 marzo alle ore 18:00.
Il progetto, a cura di Gaia Ferrini, nasce da una riflessione sul concetto di “frammento”, che diviene spesso sinonimo di “scarto”, “avanzo” – in inglese, appunto, leftover. I lavori presentati, quasi tutti inediti, indagano tematiche relative al vissuto personale degli artisti, inserendo l’elemento cardine della parzialità e della frammentazione come valore fondante del prodotto artistico finito.
«La Sala Veratti ospita una mostra collettiva con le opere di cinque giovani artisti – spiega l’assessore alla Cultura Enzo Laforgia – Un evento promosso da WGArt, realtà sempre attenta a intercettare le nuove tendenze artistiche, per offrire alla città un’occasione di conoscere e approfondire l’evoluzione della giovane arte emergente, sia attraverso le opere esposte sia con momenti di approfondimento dedicati.»
Come spiega in catalogo Gaia Ferrini «Il frammento è l’elemento parziale per eccellenza: è parte irrisoria di un intero, generata dalla casualità della sua rottura. Per definizione, dunque, la sua principale caratteristica è quella di essere una piccola porzione di qualcosa che non esiste più cometale. Per questo, frammento e scarto spesso coincidono, poiché non può esserci alcun impiego per una piccola quantità di materiale – per esempio nella lavorazione della pietra – […] D’altra parte, però, una scheggia di marmo conserva le caratteristiche del blocco e della porzione di montagna dalla quale proviene – detiene, cioè, le stesse proprietà dell’intero. […] Il frammento è ciò di cui è fatta la distruzione, ma anche quello che rimane dopo quest’ultima. È prezioso e, al tempo stesso, spaventoso: è parte e tutto, memoria e oblio contemporaneamente.»
Argiris Rallias affronta temi esistenziali approfondendo il concetto di individuo, considerato parte di un nucleo più ampio, quello degli affetti o della società. Nell’opera Prìka, ciò che resta indurito nel marmo è una manualità appartenente al passato, il lavoro ad uncinetto; è il ricordo di un mestiere, di una pratica femminile associata alla famiglia, alla casa e all’amore. Gianmarco Erba, invece, si concentra su un’altra tipologia di memoria, quella legata alla storia della produzione artistica. Ancora una volta, al centro di tutto vi è un frammento: nell’opera Studio del Laocoonte i corpi umani scompaiono per lasciare spazio unicamente ai due mostri marini. In questo lavoro di sottrazione, che lascia un ampio vuoto, le spire contorte dei serpenti sono esaltate quali vere protagoniste dell’opera, in assenza del corpo umano. Quest’ultimo è invece al centro del lavoro di Sofia Cassina, che riproduce in argilla e scolpisce nel marmo forme morbide, panneggi e parti del corpo frammentarie, ma ancora in parte riconoscibili – come in Storia della pelle. Nell’opera Cosa resta?, invece, le schegge di pietra, da scarto, diventano letteralmente il substrato sul quale è adagiato il lavoro finito, elevandosi ad opera d’arte alla stregua della scultura levigata che vi è appoggiata. Allo stesso modo, anche Ir-requiem di Giacomo De Giorgi rende protagonista qualcosa che, a prima vista, sembrerebbe inquietante materia di scarto: una serie di brandelli di
carne e pelle che compongono tre elementi appesi che, in una macabra rilettura della crocifissione, si interrogano su temi quali la fede, l’identità e l’istinto umano. Infine, la testa, centro dell’intelletto, distaccata al resto del corpo e deformata, sembra assumere nuovi connotati inumani in Hydrocéphale di Francesco Ibba. Associato al corpo – nelle opere di Sofia Cassina, Giacomo De Giorgi e Francesco Ibba – o alla nozione di memoria – in quelle di Gianmarco Erba e Argiris Rallias – il frammento diviene quindi l’elemento chiave di una nuova consapevolezza, che rimette al centro della riflessione la corporeità e la memoria del vissuto umano.
Leftovers. Ciò che resta
Opere di Sofia Cassina, Giacomo De Giorgi, Gianmarco Erba, Francesco Ibba e Argiris Rallias
Sala Veratti, via Veratti 20 Varese
a cura di Gaia Ferrini
Dal 31 marzo al 21 aprile 2023
Vernissage venerdì 31 marzo alle ore 18:00
Giorni di apertura: venerdì, sabato e domenica dalle 13:30 alle 18:30. Chiuso Domenica 9 aprile,
apertura straordinaria giovedì 20 aprile
Ingresso libero
Una serie di eventi aperti a tutti contribuirà al palinsesto varesino con momenti dedicati
all’approfondimento dei temi trattati all’interno della mostra. Un’occasione unica per avvicinarsi
alla giovane arte emergente.
Venerdì 31.03.2023 dalle 18:00 – Vernissage alla presenza degli artisti. L’assessore alla cultura La
Forgia e l’associazione WG art interverranno con un piccolo cappello introduttivo per presentare la
mostra. Di seguito gli artisti e la curatrice saranno a disposizione per eventuali domande del
pubblico.
Sabato 1.04.2023 dalle 17:30 – Evento dedicato all’approfondimento della poetica degli artisti. In
momenti di particolare affluenza, gli artisti leggeranno liberamente alcuni testi per loro
particolarmente significativi, rimanendo a disposizione per eventuali domande del pubblico.
Sabato 8.04.2023 dalle 18:00 – Evento di canto lirico. La cantante Mariam Cassina interpreterà le
opere in mostra attraverso una selezione di brani lirici.
Venerdì 21.04.2023 dalle 17:30 – Evento dedicato all’approfondimento della poetica degli artisti
sottoforma di talk, moderato da Thomas Ba (WG Art). Gli artisti racconteranno le opere presenti in
mostra e il loro lavoro in generale, rispondendo alle domande del pubblico.