Da pochi giorni è stato portato a termine un intervento manutentivo dell’importante scultura Totem di Vittorio Tavernari, collocata nel portico d’ingresso al Castello di Masnago e ormai diventata simbolo del museo stesso.
L’opera lignea, di tre metri di altezza per un metro di diametro, risale al 1970 ed è stata donata dalla famiglia dell’artista nel 1995 in occasione dell’inaugurazione del Museo d’arte moderna e contemporanea presso il Castello di Masnago. Una fusione in bronzo della scultura, collocata nel 1997 in via Albuzzi, è recentemente salita agli onori delle cronache, quando nel febbraio scorso è stata restituita alla cittadinanza dopo un accurato restauro, in seguito a un atto di vandalismo per cui era stata imbrattata con vernice spray.
L’Assessore alla Cultura Enzo Rosario Laforgia spiega: “Il museo è una creatura viva, che non espone solamente le sue opere ma le conserva e se ne prende cura anche attraverso interventi ad hoc, a volte anche non visibili al pubblico ma fondamentali per consentire ai visitatori di apprezzare al meglio il patrimonio che appartiene alla collettività”.
Il restauratore Agostino Alloro, incaricato dell’intervento, ha riscontrato buone condizioni di conservazione nelle parti meno esposte, mentre verso l’esterno ha ravvisato leggeri depositi organici, particellato inglobato alle cere protettive, assorbimenti e perdita di cere e delle ossidazioni e vasti sbiancamenti soprattutto sulla base della scultura, poiché più interessata da umidità e da nebulizzazione di pioggia di rimbalzo durante le precipitazioni intense e a parziale irradiazione solare in alcune ore della giornata.
L’intervento ha previsto inizialmente l’aspirazione delle polveri superficiali; è stata ripulita e ammorbidita la parte cerosa superficiale ossidata per rigenerare la tonalità del legno. Successivamente il restauratore ha provveduto ad sciogliere le cere con la conseguente rigenerazione cromatica del legno naturale rendendo non necessario l’uso di oli protettivi. Le piccole zone con maggiori assorbimenti o carenti di finitura sono state saturate localmente tramite la stesura di un nuovo leggero strato cera protettiva.
La lucidatura della cera eseguita tramite la frizione di un tessuto di cotone e la spazzolatura con una spazzola a setole morbide ha omogeneizzato la lucentezza generale del manufatto riportandolo alle condizioni ottimali.
Vittorio Tavernari nasce a Milano nel 1919 ed è varesino d’adozione. Il padre, Giovanni, è pittore e restauratore. Inizia l’apprendistato presso l’atelier di Francesco Wildt dove stringe amicizia con Bruno Cassinari, Umberto Milani, Carmelo Cappello e Dal Forno. Amico di Morlotti, divide con lui un piccolo studio a Como, frequentando il gruppo degli “Astrattisti”. La passione per l’arte, nata in ambito familiare, si alimenta in quegli anni di sperimentazione con tecniche e materiali disparati, dalla pittura al disegno e all’incisione, fino alla lavorazione di gesso, cera, legno e pietra. Nel 1945 è fra gli artisti e critici fondatori della rivista “Numero” ed è tra i fondatori del manifesto “Oltre Guernica”. Le prime mostre personali sono a Milano alla Galleria del Camino (1948) e alla Galleria del Milione (1951) dove presenta le sue opere figurative. Dopo il periodo astratto (1948-1952), riprende a scolpire il ciclo delle “Maternità” cui si aggiungono quello delle “Pietà” e delle sculture filiformi. Nel 1959 comincia il ciclo dei “Torsi” che hanno per tema la figura femminile e nel 1962 i “Torsi di Cristo”. Nel 1961 la prima personale a Parigi. Nel 1964, dopo altre partecipazioni, ha una sala personale alla XXXII Biennale di Venezia, mentre nel 1967 Carlo Ludovico Ragghianti scheda la produzione grafica costituita di 750 tra disegni, tempere, schizzi. Nel 1968 inizia il ciclo dei “Cieli” e l’anno successivo quello degli “Amanti”. Nel 1973 la prestigiosa antologica al Museo Rodin di Parigi e, negli anni successivi, altre personali a Varese, Rimini, Prato, Chiasso, Torino, Lucca al Centro Ragghianti. Numerose le partecipazioni a mostre collettive in tutta Europa e in molti paesi extraeuropei. Le sue sculture sono presenti in importanti musei in Italia (Milano, Bologna, Roma, Palermo, Matera, Città del Vaticano) e all’estero (San Paolo del Brasile, New York, Bellinzona), alla collezione Guggenheim di Venezia proprietaria dell’opera il “Fiume” esposta a Villa Panza di Varese. Lo scultore muore a Varese nel 1987.