Care e cari amici,
saluto e ringrazio tutte le partigiane e i partigiani, le associazioni, le istituzioni e tutti coloro che hanno scelto di essere qui oggi.
Oggi celebriamo il settantasettesimo anniversario della Liberazione. In questa giornata festeggiamo la riconquista della libertà, dopo anni di occupazione nazifascista e dopo le conseguenze sanguinose di un conflitto mondiale.
E’ la data che per il nostro Paese segna un nuovo inizio, fondato sui valori della democrazia, giustizia sociale e convivenza pacifica tra popoli. Valori che oggi sono tra i capisaldi della nostra Costituzione, che tutela tutte le conquiste sociali, le libertà civili, politiche, di pensiero, religione, espressione, di stampa, associazione e partecipazione alla vita politica. Tutti questi e gli altri nostri diritti trovano il loro primo fondamento nella data che celebriamo oggi, come ogni anno dal 1945, per far sì che il ricordo del percorso che ci ha portato fin qui non venga mai dimenticato.
Le immagini, le testimonianze ed i racconti di quel 25 aprile del 1945 evidenziano quanto la conquista della pace e della libertà fossero i desideri più alti e nobili di una generazione di resistenti e dell’intero Paese soffocato dalla guerra e dalla miseria.
Pace e democrazie non si sognavano solo per l’Italia ma per l’intera Europa ed il Mondo. Grazie all’Unione Europea ed alla maturazione di un sentimento europeo questo desiderio si è realizzato.
Quello di oggi è un 25 aprile molto diverso dai precedenti. Nessuno di quella generazione di partigiani e delle successive generazioni che hanno festeggiato questa giornata rinnovando quei valori può accettare che dopo neanche 80 anni possano affacciarsi all’orizzonte tensioni internazionali, il congelamento delle relazioni diplomatiche tra alcuni Paesi ed una guerra a poche migliaia di km da qui ad opera della Russia nei confronti dell’Ucraina e conseguentemente contro tutti coloro che credono nella Pace e vogliono vivere in un Mondo senza guerre.
Un 25 aprile molto diverso perché in Europa c’è di nuovo la guerra. Non che in questi 80 anni non ci siano stati conflitti nel Mondo ed anche nel vecchio continente ma questi conflitti erano circoscritti ad alcune aree e con effetti espansivi decisamente più contenuti. L’arroganza e la prepotenza di pensare di dominare un popolo e di invadere uno Stato indipendente faceva parte dei libri di storia ed invece ecco che entra prepotentemente nelle dinamiche di oggi ed all’indomani di una pandemia.
Fino a due mesi fa quando si parlava di guerra avevamo in mente l’ultimo conflitto mondiale ma soprattutto, almeno per quanto mi riguarda, la gioia della liberazione e della festa in tutte le piazze e vie del Paese di quel 25 aprile del 45.
In questi ultimi due mesi abbiamo visto bombardamenti sulle città dell’Ucraina, con migliaia di persone in fuga, la maggior parte dei quali sono bambini, donne e famiglie , in arrivo anche a Varese che si è dimostrata immediatamente pronta ad aiutare e supportare i profughi. Un’emergenza umanitaria e la privazione per un popolo della libertà di vivere liberamente nel loro Paese che al contrario ci spinge a ribadire con ancor maggior tenacia i valori che celebriamo oggi, per ritrovare con urgenza la via del dialogo e della pace, contro ogni tipo di sopraffazione della libertà e con una vicinanza particolare ai resistenti Ucraini che sognano Pace per il loro Paese ma per l’intera Europa e l’arrivo del loro 25 aprile.
Di fronte alle sfide epocali che stiamo vivendo, credo sia ancora più importante dare voce all’impegno, ai sentimenti di solidarietà e partecipazione di tutta la comunità, perchè solo nella coesione e nell’unità possiamo vincere le sfide del nostro tempo. Su questo l’Europa ed i giovani dovranno avere un ruolo centrale. L’Europa ha il dovere di interpretare quel ruolo di guida nelle relazioni internazionali improntati sulla pacifica convivenza. Le giovani generazioni, così come avvenne nella seconda guerra mondiale, avranno il compito di contaminare, influenzare la politica nazionale ed internazionale all’insegna di un mondo migliore e dei loro bisogni.
Negli ultimi anni le celebrazioni del XXV aprile hanno anche assunto un ulteriore valore.
Penso ai due anni di pandemia appena trascorsi, in cui i sentimenti di coesione e unità, con le straordinarie manifestazioni di solidarietà che abbiamo visto ad esempio nel lavoro svolto dalla Protezione civile, dai sanitari e dai molti volontari sul territorio per aiutare le persone in difficoltà, fino alla gestione del centro vaccinale della Schiranna, ci hanno permesso di superare le difficoltà dell’emergenza sanitaria, verso una progressiva ripresa economica e sociale che oggi appare condizionata in maniera significativa dalla crisi internazionale.
Viva il 25 aprile dunque, viva la Liberazione, la Resistenza e la libertà.
Davide Galimberti, sindaco di Varese